Le sezioni del Festival


I temi della prima edizione erano cinque e segnavano una scansione degli argomenti selezionati molto generale e per aree ampie di analisi: anima, homo ludens, humanitas, pianeta, visioni. Il nostro festival prendeva spunto dalla nota canzone di Lucio Dalla a cui la prima edizione ha rivolto un omaggio nostalgico e profondo per aver visto nel grande cantautore bolognese un uomo del nostro tempo che non ne accettava la vacuità e la passività di fronte al bisogno di cambiamento. Un tratto del cammino per prepararci a ciò che il futuro ci riserva l’abbiamo già fatto lo scorso anno: incontri, ospiti, uomini del nostro tempo che si occupano di prevedere e delineare il domani ognuno nella sua dimensione specialistica. Per il festival che ci apprestiamo a vivere la domanda che abbiamo posto è nuova, ma non meno intrigante.
Dagli spunti di un grande classico e dal tema che esso definisce (il tempo e la memoria, la cura dei sentimenti, la guerra e la pace, la terra e il cibo, oggi e domani, il cervello e il cosmo…), sapreste rivisitarlo con un’ottica che guardi al futuro?
Potremmo interrogare il domani con le grandi domande di ieri a cui non sempre abbiamo risposto nel presente?

libri


ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO - L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE

ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO
L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE

“Ma, quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo”
MARCEL PROUST

“Lasciatemi in pace col vostro odioso reale. Che cosa significa, il reale? Alcuni vedono nero, altri azzurro, la massa vede stupido. Non c’è niente di meno naturale di Michelangelo e niente di più forte!
La preoccupazione della verità esterna è un sintomo della volgarità contemporanea; se si continua così, l’arte diventerà una bagatella inferiore alla religione, per la poesia, e alla politica, per l’interesse. […] Meglio l’esuberanza che il gusto, il deserto che il marciapiede, e un selvaggio che un parrucchiere!”

GUSTAVE FLAUBERT

Tutti i nostri ospiti si cimenteranno con questo quesito, e chissà, come nel gioco dell’oca, potrà capitare di ritrovarsi qualche casella indietro e, perché no, di nuovo, al punto di partenza.
“Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto” così Seneca definì la vita come alibi o meglio l’alibi della vita. Nell’età della fretta in cui siamo irrimediabilmente entrati e profondamente immersi, una riflessione sui temi del tempo e del suo trascorrere, del ricordo e del suo scolorire, dell’avvenire e della non dilapidazione del presente, ci pare necessaria avendo come livres de chevet la Recherce e L’educazione sentimentale che qualcuno di recente ha proposto di introdurre a scuola come materia. E’ con noi in questa ricerca il giovane scrittore Paolo di Paolo che ci aiuterà a scoprire personaggi e temi che possano aprirci percorsi inediti per un “passato futuro”.


secondo

GUERRA E PACE

“Volevo solo dire che le idee che hanno enormi conseguenze sono idee semplici. E l’idea mia è tutta qui: se le persone viziose sono tutte quante collegate tra loro e appunto perciò costituiscono una forza, allora basterà che le persone oneste facciano anche loro altrettanto. È così semplice”
L.EV TOLSTOJ

La guerra è il male peggiore che affligge la società umana ed è fonte di ogni male e di ogni corruzione morale.[…] Ad essa non è possibile fornire una cura assoluta e immediata”
IMMANUEL KANT

A partire dalle vicende del grande romanzo russo Futura propone una riflessione profonda sulle ragioni della guerra e le opzioni della pace, cercando di individuare se il nostro cammino umano ha intrapreso un percorso diverso da quello che ancora nel presente ci pare fortemente connotato da nichilismo e spirito autodistruttivo. Filippo La Porta, critico letterario e saggista, ci conduce dentro alle contraddizioni di una pace desiderata e di una guerra sempre intrapresa “Hai ucciso ancora, / come sempre, come uccisero i padri, come uccisero, / gli animali che ti videro per la prima volta” diceva Quasimodo in Uomo del mio tempo.


LA BUONA TERRA - I NUTRIMENTI TERRESTRI

LA BUONA TERRA
I NUTRIMENTI TERRESTRI

“Quando si comincia a vendere la terra […] è la fine di una famiglia. Dalla terra siamo venuti, e alla terra dobbiamo tornare… Se conserverete la terra, vivrete… Nessuno potrà mai portarvela via…”
PEARL S. BUCK

“Ho bisogno della felicità di tutti per essere felice”
ANDRÈ GIDE

Dalle Georgiche di Virgilio o, se preferite, dagli scritti di Columella, la terra e i suoi prodotti sono profondamente radicati nella storia umana come condizione essenziale per la continuità della vita. Il tempo presente sembra, però, averlo dimenticato e rischia di non riprendere più il filo del discorso con la natura “madre”. Due grandi classici alle porte dell’Expo 2015 ci guidano alla riconquista di una dimensione terrestre, perduti come siamo tra virtuale e sfruttamento cieco del terzo mondo. L’uomo ha un futuro se il suo cibo avrà futuro.
expo


LE CITTÀ INVISIBILI - IL PIANETA IRRITABILE

LE CITTÀ INVISIBILI
IL PIANETA IRRITABILE

“Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure”
ITALO CALVINO

Piove a dirotto da sempre, senza interruzioni né rallentamenti. Nemmeno se una collina frana o se una foresta entra nell’acqua che sale in fondo, qualche cosa muta dentro la pioggia. Solo i giorni e le stagioni girano toccando la luce; e questo è l’unico segno che il tempo ancora esiste”
PAOLO VOLPONI

“Non c’è più ambiente, non c’è più differenza! Io solo posso guidarvi a salvamento. Amici o nemici non ci sono più! Gli uomini non ci sono più! C’è solo l’umanità! Chi è vivo può venire con me dall’altra parte: salire con me sul razzo che ci porterà su un mondo nuovo e migliore. Là potremo ricominciare e rifare una storia”
PAOLO VOLPONI

Due grandi monumenti della letteratura italiana, tra cui un marchigiano spesso non ricordato con la giusta dimensione del suo ruolo fondamentale per la cultura italiana, ci conducono sul sentiero o sulla strada della comprensione del nostro tempo e dell’articolazione di un discorso futuro tra “città felici che continuamente prendono forma e svaniscono, nascoste nelle città infelici” e un pianeta sempre più irritabile perché lo stress a cui l’uomo lo sottopone ha raggiunto ormai limiti invalicabili.


LES MOTS ET LES CHOSES

LES MOTS ET LES CHOSES

“Il linguaggio appartiene alla grande distribuzione delle similitudini e delle segnature. Richiede pertanto di essere studiato non diversamente da una cosa della natura. I suoi elementi hanno, come gli animali, le piante e le stelle, le loro leggi d’affinità e di convenienza, le loro analogie obbligate”
MICHEL FOUCAULT

Parole e cose. Perché fra gli oggetti del mondo e i loro veicoli verbali c’è una relazione indissolubile, un legame a filo doppio che dagli uni rinvia agli altri e viceversa. Perché se perdiamo anche un solo oggetto rischiamo di dimenticare molto presto anche la parola che lo indicava, e se perdiamo anche una sola parola rischiamo di dimenticare molto presto anche l’oggetto che nominava, o rischiamo di travisarne il senso più profondo o più autentico. Se una parola muore, un’altra prenderà magari il suo posto; se muore un’idea possono comunque nascerne infinite altre. Quel magico legame originario tra la parola scomparsa e il suo oggetto, o tra l’idea abbandonata e la parola che le aveva dato il nome, non ci potrà però essere restituito nemmeno da mille altre parole o da mille altre idee che possano costruire, interagendo le une con le altre, infiniti legami. La relazione tra una parola e il suo oggetto è qualcosa di molto simile a un’impronta digitale: è l’impronta digitale di una piccola o una grande storia, di una vicenda quotidiana o di un grande evento, di un’avventura individuale o collettiva non ripetibili, non ripercorribili, non riproducibili. Unici. Sarà Massimo Arcangeli, linguista e esperto di comunicazione, a svelarci, con grandi incontri a due e con ampi dibattiti sul rapporto parola-significato, il loro legame a filo doppio.


L’UOMO IN RIVOLTA

L’UOMO IN RIVOLTA

“La rivoluzione consiste nell’amare un uomo che ancora non esiste”
ALBERT CAMUS

“Tacere è lasciare credere che non si giudichi né desideri niente e, in certi casi, è effettivamente non desiderare niente. La disperazione come l’assurdo, giudica e desidera tutto in generale e nulla in particolare. Ben la traduce il silenzio. Ma dal momento in cui parla, anche dicendo no, desidera e giudica. La rivolta, in senso etimologico, è un voltafaccia. In essa, l’uomo che camminava sotto la sferza del padrone, ora fa fronte. Oppone ciò che è preferibile a ciò che non lo è”
ALBERT CAMUS

Ne L’uomo in rivolta Camus dedica un ampio capitolo conclusivo a Il pensiero meridiano, inteso come il pensiero del mezzodì, il pensiero mediterraneo, il pensiero della luce, del colore, della vita; contrapposto a un’Europa settentrionale, un’Europa dominata dallo storicismo tedesco che, invece, secondo lui era il pensiero della mezzanotte, il pensiero delle tenebre. Chi oggi vuole portare in Europa altri equilibri, in definitiva, dice cose simili, mettendo al posto del pensiero mediterraneo l’uomo e il denaro (dominio della finanza) al posto del pensiero della mezzanotte.


RADICI

RADICI

“Gli spiegò che in ogni villaggio vivevano tre gruppi di persone. Le prime erano quelle che si vedevano camminare, lavorare, mangiare, dormire. Il secondo gruppo era formato dagli antenati: nonna Yaisa adesso era con loro. «E il terzo gruppo?» chiede Kunta.
«Sono quelli che aspettano di nascere» Omoro al piccolo Kunta”

ALEX HALEY

“Ma è inutile cercare le parole, la pietra antica non emette suono o parla come il mondo e come il sole, parole troppo grandi per un uomo. E te li senti dentro quei legami: i riti antichi e i miti del passato, e te li senti dentro come mani, ma non comprendi più il significato”
RADICI, FRANCESCO GUCCINI

Un grande libro del museologo francese Hugues de Varine ha questo titolo, Le radici del futuro e pone una questione centrale che può essere riassunta in una delle sue affermazioni più nette: “La natura e la cultura sono vive quando appartengono a una popolazione e ne costituiscono il patrimonio. Muoiono molto rapidamente quando divengono oggetto di appropriazione e di codifica da parte di specialisti esterni alla popolazione stessa”. Il passato siamo noi, “la storia siamo noi”, il futuro, dunque, dobbiamo essere noi, consapevolmente nelle scelte fatte con radici profonde.


THE SOFT MACHINE

THE SOFT MACHINE

“Il dottore vive fuori Long Island… sonno leggero e agitato interrotto a ogni fermata. Cambiare. Partire… tutto è netto e chiaro le antenne della TV risucchiano il cielo… L’orologio fece il balzo che fa il tempo dopo le quattro del pomeriggio.” “Tagliate le linee delle parole! Fate a pezzi le immagini di controllo! Fate a pezzi la macchina di controllo!”
WILLIAM S. BURROUGHS

Qualcuno ha scritto che “Burroughs è un narratore verista, uno Zola dei rifiuti metropolitani, che non si dedica alla saga dei Rougon-Macquart ma a quella delle forze oscure serpeggianti nel pianeta”. Noi ne siamo convinti e abbiamo preso in prestito il suo titolo per affrontare quest’anno un grande tema che un viaggio nell’ignoto come il nostro Festival non può che mettere al centro della sua indagine: il cervello e le sue inesplorate funzioni, una morbida macchina appunto.
Ha progettato questo percorso e invitato a illustrare al grande pubblico il livello delle conoscenze attuali il professor Edoardo Boncinelli autorità di livello mondiale negli studi della genetica e capace come pochi di divulgare temi apparentemente complessi a cittadini che ne devono essere informati.


VAGHE STELLE DELL'ORSA

VAGHE STELLE DELL’ORSA

“La più sublime, la più nobile tra le Fisiche scienze ella è senza dubbio l’Astronomia. L’uomo s’innalza per mezzo di essa come al di sopra di sé medesimo, e giunge a capire la causa dei fenomeni più straordinari”
STORIA DELLA ASTRONOMIA, GIACOMO LEOPARDI

“Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti,
E ragionar con voi dalle finestre
Di questo albergo ove abitai fanciullo,
E delle gioie mie vidi la fine”

LE RICORDANZE, GIACOMO LEOPARDI

“Il passato è stato sempre per me motivo di scelta per il futuro”
Lettera di Andrew a Sandra, dal film Vaghe stelle dell’Orsa, Luchino Visconti, Leone d’oro,1965

L’incipit universalmente noto della grande poesia leopardiana sulla memoria e la sua dichiarata e praticata preferenza per l’astronomia ci hanno consigliato un ritorno alla esplorazione, oltre che della morbida macchina che è dentro di noi, anche dell’infinito dell’universo, presente nel Festival in tutte le sue possibili versioni scientifiche, tecniche, fantastiche. “Il cielo sopra di noi e la legge morale” dentro rimane un principio che da Kant vogliamo portarci come viatico in ogni futuro possibile.


Sezioni Speciali

FUTURA DI MARCA

SEGNI, PERSONE E IDEE PER IL FUTURO DELLE MARCHE (“ideas worth spreading”)

Microstorie raccontate in dieci minuti

Uno sguardo abbiamo voluto indirizzarlo verso una dimensione territoriale che è la “residenza”, come alcuni grandi poeti marchigiani hanno voluto chiamare questo essere presenti nella regione, lo stare qui, per testimoniare la tradizione ma anche il possibile cambiamento. Fermenti di trasformazione, semi di futuro, incerti passi di sperimentazione da raccontare con la individuazione di nostri conterranei che guardano al nuovo con i piedi nell’antico, Futura di marca è quasi un ossimoro a cui ci piace dare corpo.
Faremo questo percorso con la conduzione di Valentina Conti che, per la sua attenta capacità di osservazione e analisi di tutto il territorio regionale, è capace di aprire gli scrigni e di darci conto dell’altro volto delle Marche, innovativo e futuribile.


LE MARCHE PER L’EXPO 2015
NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA

GRANDI OSPITI, EVENTI GASTRONOMICI, PROGETTI

E poi le finestre aperte. Come quei veroni di Casa Leopardi da spalancare, per incontrare i destini dell’ uomo e del suo pianeta. L’occasione è il grande evento con il quale l’aurea medietas del popolo marchigiano non può non misurarsi: l’Expo 2015.
Capire, cogliere il senso, prepararsi alla non marginalità a cui siamo generalmente portati in queste circostanze. Un festival che guarda alfuturoèanchestrumentoperleistituzioni, quando i treni non si possono perdere e i bagagli devono essere pronti.
Con la Regione Marche e il suo progetto “Le Marche verso l’Expo 2015” cercheremo di capire come ci stiamo preparando a quest’appuntamento e cosa occorre fare per un reale protagonismo di Civitanova e delle sue risorse del mare e della terra.